I nuovi presidenti della Camera e del Senato sono Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Un cattolico integralista e un nostalgico del fascismo. Due personaggi di estrema destra accolti con un moto di indignazione dall’opinione pubblica democratica e non solo. Alcuni deputati del PD hanno alzato uno striscione in parlamento contro Lorenzo Fontana «omofobo e putiniano». Enrico Letta ha twittato che tale nomina è uno sfregio per l’Italia.
Tuttavia, l’elezione di estremisti di destra a capo del parlamento, potrebbe essere considerata un evento normale della dinamica democratica, persino meritevole di rispetto, perché l’estrema destra ha vinto le elezioni e di conseguenza designa le sue persone negli incarichi istituzionali e di governo. Diversamente, la retorica democratica si dissocia dalla pratica. Motivo per cui il messaggio democratico appare divergente.
La destra italiana è un pericolo per la democrazia, i diritti civili, le conquiste sociali, oppure un avversario legittimo, con cui si condividono i principi costituzionali?
Se la destra è un pericolo, ha senso rifiutare di collaborare al governo con lei. Unire tutte le forze democratiche pur di sconfiggerla. Agire per sottrarle la rappresentanza dei ceti medi e popolari. Perseguire un sistema elettorale proporzionale che scongiuri il rischio di consegnare la maggioranza assoluta o addirittura qualificata alla sola maggioranza relativa, che in Italia può essere facilmente di destra.
Viceversa, se la destra è un avversario legittimo, ha senso collaborare al governo e nelle istituzioni con lei, come è stato fatto con Monti e Draghi. Alessandro Zan, uno degli espositori dello striscione, può fare il vicepresidente dell’«omofobo e putiniano». Attribuirsi il ruolo dei risanatori dei conti pubblici, per rimediare alle politiche spendaccione della destra. Privilegiare il rapporto con la grande industria, i ceti vincenti della globalizzazione, i centri cittadini, lasciando il lavoro e le periferie al populismo. Teorizzare un sistema politico bipolare, la cosiddetta democrazia dell’alternanza. Preferire il sistema elettorale maggioritario. Andare sparpagliati alle elezioni.
I democratici parlano come se la destra fosse un grave pericolo, ma agiscono come se fosse un avversario legittimo.
Il soccorso a La Russa
Al nostalgico del fascismo, Ignazio La Russa, sono mancati i voti di Forza Italia, per essere eletto presidente del Senato, ma ne ha ricevuti più del necessario dai banchi dell’opposizione democratica. Secondo gli analisti, e dello stesso Berlusconi, quei voti sono arrivati dai senatori di Renzi e Calenda, ma anche dai senatori di Franceschini. Il voto è segreto e non si può sapere. I sospettati respingono le accuse.
Carlo Calenda twitta che è tradizione della sinistra considerare i liberali fiancheggiatori del fascismo. In effetti, il primo governo di Mussolini fu sostenuto dai liberali. Ma senza tornare così indietro nel tempo, da trent’anni i liberali di Forza Italia sono alleati della Lega e degli eredi del MSI. Fiancheggiatori e sdoganatori. Lo stesso Calenda, come principale responsabile delle mancate alleanze di centrosinistra, ha favorito la vittoria della destra.
Matteo Renzi dice che le sue manovre le rivendica apertamente. Eppure non ha mai rivendicato la compartecipazione alla bruciatura di Romano Prodi candidato al Quirinale nel 2013. Fin d’ora, il senatore Renzi annuncia di voler fare da paracadute al governo Meloni, se non riesce ad iniziare la legislatura o se ne avrà bisogno più avanti. Una postura coerente con il soccorso a La Russa.